Leucociti nel sangue in gravidanza: cosa fare se i valori sono bassi

La presenza di leucociti bassi in gravidanza non deve essere necessariamente un campanello d’allarme per le future mamme, che dovranno, in ogni caso, avvisare il medico per preventivare un caso di leucopenia.

Leucociti nel sangue in gravidanza: cosa fare se i valori sono bassi

I leucociti – meglio conosciuti con il nome di globuli bianchi – sono cellule del sistema immunitario prodotte dal midollo osseo, presenti in tutto l’organismo e si occupano di proteggerlo da malattie infettive e da virus, batteri, funghi, parassiti e corpi estranei non buoni per la salute dell’individuo.

Quando ci troviamo di fronte ad un calo di leucociti nel sangue, è quindi evidente che possa esserci in corso l’inizio di un’infezione virale o di una carenza di vitamina B12 o di folati, spesso indicati anche come vitamina B9.

Solitamente non c’è un vero e proprio campanello di allarme poiché i sintomi sono svariati e spesso sottovalutati perché associati ad altre situazioni giornaliere, come affaticamento e mal di testa, mentre nei casi più sintomatici si avverte una sensazione di malessere generale, nausea, gonfiori a fegato e milza, problemi respiratori, anemia e difficoltà nella coagulazione del sangue.

Purtroppo questo abbassamento di leucociti nel sangue può verificarsi anche in gravidanza, seppur in una percentuale molto più bassa rispetto ad un soggetto che non è in dolce attesa. In questi casi, quando il valore dei leucociti si abbassa notevolmente, il rischio è di correre incontro ad una malattia chiamata Leucopenia: in questo caso è opportuno consultare il medico perché i fattori scatenanti possono essere svariati, come le infezioni di origine virale, le malattie congenite caratterizzate da una riduzione dell’attività del midollo osseo, malattie autoimmuni, l’assunzione di antibiotici o diuretici, le malattie infettive, la sindrome di Kostmann, il lupus, la carenza di vitamine, le sindromi mielodisplastiche e la mielocatessi.

Nella maggior parte dei casi, a provocare il problema è l’anemia, facilmente combattibile con un alimentazione mirata o, nel peggiore dei casi, con l’assunzione di integratori alimentari. Se invece all’origine vi è un’infezione differente, si dovrà procedere a curarla con una terapia farmacologica fino alla data del parto.

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