Ci sono storie che sembrano uscite da un film dell’orrore ma che, purtroppo, sono vere e, sempre più spesso, hanno per oggetto bambini, vittime innocenti di maltrattamenti, percosse, vittime di stenti, lasciati morire per dissanguamento senza prestare soccorso.
La cronaca, italiana e d’oltreoceano, ci restituisce casi di bimbi chiusi in bagno per una settimana senza acqua e cibo, bloccati con un collare da cane al collo che si è trasformato in un cappio, procurandone il decesso.
Sono storie crude, che si fanno fatica a raccontare; storie in cui i piccoli sono vittime di orchi e streghe che dovremmo definire padri e madri (scusatemi, ma non riesco ad utilizzare questi vocaboli per descrivere chi si macchia di simili reati).
Ci sono madri e padri che arrivano ad uccidere a coltellate, ad avvelenare, ad annegare i loro bambini; ci sono piccoli seviziati, stuprati, disprezzati, sminuiti per non aver raggiunto determinati traguardi; terrorizzati con minacce.
Ci sono piccoli che non hanno mai ricevuto amore, affetto, cure a livello alimentare, di vestiario, di assistenza sanitaria, di protezione da potenziali danni. E poi ci sono i neonati, come nella storia che sto per raccontarvi.