Il disperato appello dopo i funerali di Alessandro Cascone: da brividi (2 / 2)

Dalle chat ritrovate sul suo cellulare e dai post sui social, hanno subito intuito che dietro la tragedia ci fosse l’ombra di bulli e cyberbulli, che hanno preso di mira questo ragazzino così bravo, preciso, educato… il bersaglio perfetto per chi conduce la propria esistenza a minacciare, insultare, consigliare agli altri di farla finita, proprio come i 6 indagati avrebbero fatto con Cascone. Intanto, ieri, tutta Gragnano, la città della pasta, si è stretta attorno ai genitori e ai familiari del 13enne per dargli l’ultimo saluto, nel chiostro di Sant’Agostino, alle spalle della chiesa di San Leone II. Una cerimonia funebre straziante, quella officiata dall’arcivescovo di Sorrento -Castellamare di Stabia, monsignor Franco Alfano, assieme a don Paolo Anastasio.

Tra i pianti a dirotto dei presenti, la disperazione, la rabbia, l’incredulità di coloro che hanno voluto esserci nel giorno dell’addio ad Alessandro, tuonano le parole dell’arcivescovo: “Quale è la nostra responsabilità? Nessuno può lavarsi le mani. Occorre mettersi in ascolto gli uni degli altri, facendoci, al tempo stesso, promotori di azioni concrete e compagni di viaggio delle nuove generazioni: si affacciano in un mondo che non hanno ancora conosciuto e che troppo presto si mostra insidioso e pericoloso, addirittura mortale”. Parole rivolte al popolo di Dio, le sue, che ha aggiunto: “Ho sentito forte in queste ore, l’esigenza di comunicare con voi tutti”, per poi confidare: “il mio cuore è abitato da sentimenti combattuti e contrastanti. Abbiamo assistito ancora una volta ad una tragedia che continua a lasciarci senza parole: siamo tutti sconvolti, emotivamente e moralmente”.

Un invito a riflettere, quello dell’arcivescovo, che dice: “La morte di un ragazzo, che si stava appena affacciando alla vita, è sempre innaturale, crudele e insensata”. Osservazioni profonde, che invitano necessariamente coloro che credono a riflettere: “Quando ad essa sono legati moventi dettati dalla violenza verbale e psicologica da parte di altri adolescenti e giovanissimi, gli stessi che dovrebbero condividere la bellezza della stagione dei sogni, ci rendiamo conto che l’allarme è suonato e non possiamo far finta di nulla”.

Mons. Alfano ha rivolto un appello alle istituzioni, dalla scuola, alla politica, sino alla Chiesa, naturalmente, affinché si uniscano prima che sia troppo tardi, cercando di capire senza giudicare, di sostenere e non additare. L’arcivescovo sottolinea che tutti noi siamo chiamati a praticare un’educazione sentimentale in grado di offrire ai giovani nuovi modelli e percorsi formativi in grado sradicare pregiudizi e stereotipi di vario genere. L’atteggiamento da adottare, precisa, non è quello di maestro, ma di un fratello maggiore che fa sentire la sua vicinanza.

L’invito è far si che figure professionali, specializzate nella relazione con l’altro, possano svolgere il loro lavoro nei luoghi di incontro e aggregazione, mediando, accompagnando i giovani. “A Dio, come figli che non perdono la speranza anche nel momento della prova, affidiamo l’anima di chi ci ha preceduto nell’incontro con Lui: il suo infinito amore di Padre faccia sentire quel calore dell’abbraccio, che sulla terra si è spento troppo in fretta”. Queste le parole conclusive di monsignor Alfano.