Elena del Pozzo, cambia la zona del delitto? Ecco dove sono state trovate tracce di sangue (2 / 2)

I Ris dei carabinieri sabato pomeriggio sono rientrati nella villetta degli orrori, quella in cui la Patti viveva con Elena. Nel corso del sopralluogo, sono state rinvenute tracce di sangue su alcuni vestiti e nel bagno, in cui forse la Patti si è lavata. In soggiorno, dove gli agenti hanno trovato il budino che la piccola stava mangiando mentre guardava i cartoni animati al cellulare della madre, prima di andare incontro al suo terribile destino, non è stata trovata nessuna traccia ematica.

Un lavoro durato oltre 6 ore, quello dei Ris, che hanno battuto palmo a palmo, con l’ausilio dei droni, il campo incolto in cui la donna ha fatto ritrovare il cadavere della piccola, con la speranza di rinvenire  il coltello con cui la Patti avrebbe ucciso Elena. L’arma del delitto, infatti, manca ancora all’appello. I carabinieri hanno sequestrato altri coltelli dall’abitazione, per verificarne la compatibilità con le ferite riscontrate dal medico legale sul cadavere.

Riguardo al coltello, la 23enne ai magistrati ha dichiarato: “Non so dove l’ho messo”, mentre riguardo ai vestiti avrebbe detto: “Tornata a casa, mi sono cambiata. Ma i vestiti che indossavo quando ero con la bambina non erano sporchi di sangue, erano macchiate solo le braccia”. 

Intanto gli inquirenti sono convinti che la donna non dica tutta la verità, tra i suoi tanti “non ricordo”, alternati a momenti di estrema lucidità e presto potrebbero emergere dettagli ancora più gravi, utili a mettere chiarezza in questo efferato omicidio.

Intanto per la Patti si sono aperte le porte del carcere E’ in cella, in isolamento, sorvegliata h24, per paura che possa compiere gesti estremi o che le detenute possano farle del male. Il gip è convinto che la donna sia stata “freddamente determinata nel compiere il delitto”, riconoscendole l’aggravante della premeditazione.  Nella conferma della detenzione, il gip ha sottolineato la pericolosità della donna che potrebbe reiterare il reato, oltre al pericolo di fuga e di inquinamento delle prove.