Durante l’ecografica il medico le dice di avere un problema con i gemelli.. (2 / 2)

C’è una storia che voglio raccontarvi perché leggendola, non sono riuscita a trattenere le lacrime per la commozione. E’ la storie di due gemellini monozigoti di Godalming, in Inghilterra, diventati famosi in tutto il mondo, comparsi sulle principali testate ed il motivo ve lo spiegherò a breve.

E’ la storia di Reuben e Theo. La loro mamma, Vicky Powright, 30enne maestra d’asilo originaria del Surrey, scopre alla decima settimana i gravidanza che i suoi gemellini che porta in pancia sono monoamniotici.  Si tratta di una rara condizione che in Inghilterra interessa appena una coppia di gemelli ogni 60.000 e che consiste nello sviluppo di due feti con una sola placenta e in un solo sacco amniotico. 

Purtroppo nella metà dei casi questo tipo di gravidanza termina con la morte dei bambini che vengono strangolati nell’utero, dall’intreccio dei loro stessi cordoni ombelicali. Ruben e Theo hanno superato ogni statistica e lo hanno dimostrato tramite la sonografia, effettuata alla dodicesima settimana di gestazione.

La loro madre, intervistata dall’Independent, ha dichiarato: “Con grande stupore abbiamo notato che i bambini si stavano abbracciando e tenendo le mani. Si mantenevano vivi l’un l’altro restando fermi, in modo che i loro cordoni ombelicali non si intrecciassero”Un gesto d’affetto, quell’abbraccio, che ha salvato inconsapevolmente la vita dei due piccoletti, nati prematuri alla 32esima settimana, sulle note di “Photographs” di Ed Sheeran; una canzone davvero toccante.

I gemellini, monitorati per altre 5 settimane nell’unità neonatale, oggi hanno 22 settimane, godono di ottima salute e possono essere presi in braccio dalla loro sorellina maggiore, di 4 anni, Jocelyn. Con grande commozione, mamma Vicky ha affermato: “Si sono conosciuti l’un l’altro prima ancora di conoscere il mondo. Sono cresciuti in uno spazio minuscolo, sapevo che avrebbero avuto per sempre un legame speciale”. Una storia che riempie gli occhi di lacrime. Infondo, come si fa a non piangere di gioia dinnanzi al dono della vita?