Diana Pifferi: la scoperta choc ad un mese dalla morte (2 / 2)

Intanto vi è una sola certezza: Diana non tornerà indietro, morta di stenti nel suo lettino, senza nulla da mangiare, nulla da bere, senza aria da poter respirare. Diana ha cercato con tutte le sue forze, di tenersi aggrappata alla vita, prendendo a morsi il cuscino, in preda alla fame.

Ma nessuno ha sentito neppure un pianto, un urlo provenire dall’abitazione in cui la piccola viveva ed è stata lasciata sola per 6 giorni dalla madre, recatasi dal compagno 58enne di Leffe. Oggi quel che resta di lei sono i suoi vestitini ancora stesi sul retro del palazzo,ingialliti, rimasti lì da luglio, sotto al sole e sotto ai temporali ed un passeggino, quello in cui veniva relegata, abbandonato sul pianerottolo.

La polizia giudiziaria ha apposto i sigilli sul portone d’ingresso della casa nel condominio di via Parea in cui la Pifferi viveva e della povera Diana, strappata prematuramente alla vita da chi l’ha generata, restano solo gli omaggi e pochi, frammentari ricordi, dei vicini; gli stessi a cui non è stato permesso di intervenire perché non non hanno udito nulla.

Sono spariti i palloncini, le scritte colorate, i pelouche, mentre resta solo l’iniziale del suo nome, ormai rovinata, incollata sul cancello. Lì Alessia non tornerà mai più. Del resto, chi riuscirebbe a riaccogliere una donna che si è macchiata di un simile reato?  Anche oggi, a distanza di tempo, i vicini sperano che possa marcire in carcere e non riescono a giustificare il comportamento di una donna che ha ucciso una figlia perché chi non vuole un figlio, “lo lascia in chiesa”. Queste sono le parole di che abitava nei pressi dell’abitazione in cui Diana ha perso la vita, 2 giorni prima del ritrovamento.

Nei confronti di Alessia nessuno riesce a provare un senso di perdono perché ponte Lambro è un quartiere che non vuole e non può dimenticare una tragedia simile. Intanto dal carcere, l’avvocato Solange Marchignoli che, assieme al collega Luca D’Auria, difende la Pifferi, fa sapere che Alessia dice sempre che le manca la figlia. Intanto,  dal punto di vista giudiziario, la vicenda proseguirà con gli attesissimi accertamenti sul contenuto del biberon. Se per davvero l’esito di tali esami riscontrerà tracce di benzodiazepine, per la 37enne scatterebbe l’ergastolo.