Cos’è la sindrome di Medea, la malattia che ha spinto Martina Patti ad uccidere la figlia (2 / 2)

Come la storia ci insegna, ci sono molte madri che, prima di trasformarsi in carnefici, in assassine, in killer, hanno avuto alle spalle esperienze di maltrattamenti e abusi ed è per questo che il fenomeno andrebbe inquadrato in un’ottica ben più complessa, con una maggiore attenzione. L’ipotesi che si fa strada è che a guidare il coltello della Patti, sia stata la sindrome di Medea o complesso di Medea.

Parliamo di un termine utilizzato per la prima volta dallo psicologo Jacobs, riferendosi al comportamento di alcune madri che vogliono la distruzione del rapporto tra padre e figlio dopo delle separazioni burrascose. La sindrome prende il nome dalla mitologia greca, in particolare nella tragedia, narrata da Euripide, che racconta la storia di Medea, la figlia della famosissima maga Circe.

Chi è appassionato della cultura ellenistica, sa che Medea era follemente innamorata di Giasone, al punto da aiutarlo a conquistare il vello d’oro, tradendo la sua famiglia. Ma, come avviene nella vita reale, anche in questo caso le delusioni sono all’ordine del giorno, dato che Giasone, invaghitosi di un’altra donna più giovane, decide di scappare con lei.

Così Medea, per vendetta, uccide i propri figli, in quanto discendenti di Giasone. Trasponendo questa tragedia nel quotidiano, molto spesso tra le mura domestiche possono nascondersi drammi ben “occultati”. Diversi esperti, tra cui Claudio Mancacci, direttore emerito di Neuroscienze al Fatebenefratelli Sacco di Milano, ad esempio, è del parere che una madre non perda la testa all’improvviso, uccidendo un figlio, facendo riferimento alla sindrome in questione. Ma quali sono i fattori predisponenti, se così possiamo definirli, di questa sindrome?

Lo psichiatra li elenca: giovane età, livello d’istruzione basso o intellettualmente non brillante, basso livello socio-economico, instabilità familiare legata alla separazione, un temperamento comportamentale difficile dei figli, liti recentissime con il proprio ex, il fatto che si tratti di madri che hanno già posto in essere, nell’impulsività, maltrattamenti ai danni dei figli per non rispetto delle regole, per insofferenza al pianto, alle urla dei bambini etc, o che hanno storie di maltrattamenti o, addirittura, abusi alle spalle, trasformandosi da vittime in carnefici. E’ questo il caso della Patti? Staremo a vedere nel prosieguo.