C’è Posta per Te, la storia di Valentina con il padre Alessandro (2 / 2)

E’ papà Alessandro a scrivere in trasmissione perché da sei anni sua figlia Valentina non vuole  vederlo a causa della sua invadenza.  La ragazza aveva 14 anni e da allora in poi non si parlano. Alessandro  lavora nei locali e ha iniziato a controllare la figlia, in particolar modo le sue frequentazioni,  sino ad arrivare a parlare con dei ragazzi, in modo da tenerli lontani dalla figlia.

Intanto il tempo passa, Valentina  non è più una ragazzina e, a 18 anni inizia a frequentare Marco, con il quale si sposa e ha un figlio  ma  Alessandro ha forti litigi con la figlia e il genero, forse geloso del fatto che  i due si rechino più dai consuoceri che da lui.  Nel 2017 Alessandro  accusa un malore, rischiando un’ischemia, chiama sua figlia che lo convince ad andare in ospedale, sebbene lei, poi, non lo richiami più.

E’ questo che innesca il putiferio, in quanto l’uomo chiama il genero, dicendogli che la figlia non ha più un padre. Papà e figlia non si parlano più per tre anni, sino a quando è ancora una volta il genero a far da paciere, quanto meno per consentire all’uomo di vedere suo nipote.

Alessandro, non appena la busta si apre e vede dall’altra parte i destinatari del suo messaggio, ossia la figlia e il genero, esordisce dicendo:  “So che ho fatto mille sbagli, ma lo facevo solo per gelosia. Mi faceva male vederti andare sempre da altri e mai da me, non siamo mai riusciti a fare un compleanno o un Natale assieme. Mi mancate tanto, vorrei solo che tornassimo come una volta. Mi sembra di essere sempre stato un buon padre, vorrei tornassimo ad essere una famiglia. A te, Marco, volevo dire grazie perché hai sempre provato a fare da paciere e sei stato vicino a lei. Ho bisogno del tuo aiuto per farmi riunire con lei”.

Ancora una volta, il genero prova a  far ragionare sua moglie, cercando di suggerirle una seconda possibilità, ossia di aprire la busta in modo da capire se è realmente cambiato ma Valentina non vuole saperne, appare fredda, seppur toccata dentro, profondamente commossa. A nulla servono i tentativi di farle cambiare idea. A quel punto,  lei tuona:  “Io ho smesso di soffrire”. La busta chiusa segna la triste fine di questa storia.