Premettendo che chi, in generale, fa un lavoro che lo tiene a contatto con il pubblico, deve mantenere il self control, cercando di non strabordare, sconfinando in insulti, risse etc.., nel luglio 2013 ad un bimbo di soli 12 anni accadde una cosa che ha lasciato tutti gli italiani sgomenti, increduli, indignati, e in tanti hanno chiesto che venisse comminata una pesante pena.
Il bimbo si è avvicinato ad un chiosco, in zona Boccea, a Roma, chiedendo alla titolare un semplice bicchiere d’acqua del rubinetto gratis. Senza pensarci neanche un secondo, non si sa per quale motivo, la titolare, una 49enne cinese, ha prima riempito d’acqua il bicchiere e poi, in men che non si dica, glielo ha lanciato addosso. Un gesto venuto fuori dal nulla, anche perché il minore non era stato affatto irrispettoso ed è lecito chiedere dell’acqua col caldo afoso dell’estate. Parliamo di un misero bicchiere d’acqua, che è costato al malcapitato un’ assurdo e spregevole doccia. Ovviamente i genitori del bimbo non sono rimasti certo impassibili.
Chi, vedendo il proprio bambino arrivare in lacrime, bagnato, e dopo aver sentito il suo racconto, sarebbe potuto rimanere immobile, senza prendere provvedimenti? Così è partita una segnalazione ai carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma San Pietro. Gli agenti sono tempestivamente intervenuti, recandosi proprio al chiosco, per chiedere spiegazioni alla donna del gesto messo in atto ai danni del minore.
La 49enne cinese, non solo non si è offerta di collaborare, motivando quanto da lei commesso, ma ha iniziato a insultare e minacciare le forze dell’ordine, rifiutandosi inoltre di fornire le proprio generalità . A quel punto per la commerciante è scattata, quasi in automatico, la denuncia da parte delle forze dell’ordine con l’accusa di minaccia, resistenza a Pubblico Ufficiale e, appunto, rifiuto di fornire indicazioni sulla propria identità personale.
Una storia che ci lascia basiti, soprattutto perché non ci sono stati comportamenti offensivi da parte del minore che è, a tutti gli effetti, un innocente vittima di questo assurdo gesto. Ad oggi, a distanza di tempo da allora, quanto accaduto non trova una risposta plausibile. Semplicemente crudeltà spietata ai danni di un minore. Crudeltà pura, verso chi non poteva difendersi per una questione anagrafica.