Nel mondo in questi giorni si stanno verificando una serie di tragedie che stanno sconvolgendo l’opinione pubblica nazionale. Si tratta molto spesso di incidenti stradali, o peggio ancora morti improvvise a causa di malori di varia natura. Si tratta di tragedie che segnano intere comunità  e vengono anche riprese dalla stampa, proprio a causa del loro interesse mediatico che provocano. In questo periodo appunto sono tanti i fatti che stanno sconvolgendo le nostre comunità .
Si pensi ad esempio al delicatissimo caso di Alessia Sbal, la ragazza travolta e uccisa d un tir sul Grande Raccordo Anulare a Roma diverso tempo fa per il quale incidente il conducente del mezzo pesante è stato già  rintracciato dalle forze dell’ordine e posto in stato di arresto con l’accusa di omicidio stradale, fuga e omissione di soccorso. Ma ci sono casi i quali anche a distanza di anni fanno parlare di sè, un esempio è il caso del delitto di Sarah Scazzi ad Avetrana, in provincia di Taranto.
Il delitto di Avetrana fu commesso il 26 agosto del 2010. Per il delitto sono state riconosciute colpevoli e condannate all’ergastolo Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri, rispettivamente zia e cugina di Sarah. Il processo è stato molto lungo, nel registro degli indagati è finito anche Michele Misseri, zio di Sarah e marito di Cosima, il quale tentò di depistare gli inquirenti affermando di essere stato lui ad uccidere Sarah per poi ritrattare. Nel 2017 è stata letta la condanna definitiva da parte della prima sezione penale della Cassazione che ha condannato le due all’ergastolo, con pena da scontare presso il carcere di Taranto, dove madre e figlia condividono la stessa cella. Michele, conosciuto anche dalla pubblica opinione come “zio Michele”, avrebbe occultato il corpo della giovane Sarah: fu lui a dire agli inquirenti di aver ritrovato il telefonino di Sarah.
Secondo quanto si apprende dalla stampa locale Sabrina sta scontando la sua pena come una detenuta modello, in quanto lavora come sarta ma si presta anche ad attività di volontariato. La sua vita è quindi totalmente cambiata. Durante l’emergenza Covid Sabrina ha prodotto mascherine protettive all’interno della sartoria del carcere.
Ma come riferito sulle colonne del Corriere della Sera, Sabrina Misseri e sua madre Cosima hanno anche preso parte al progetto “L’altra città ”, in cui hanno dato la loro testimonianza personale sulla loro esperienza in carcere, parlando anche del loro futuro. Per le due quindi il carcere sta rappresentando una nuova opportunità di vita.
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