A quasi vent’anni di distanza, sul borgo di Garlasco cala ancora l’ombra lunga di un mistero che l’Italia non ha mai smesso di interrogare. Quello che sembrava un caso chiuso si riapre in un fascicolo trasferito alla Procura di Brescia, svelando dettagli rimasti finora celati nelle pieghe degli atti processuali.
Non sono stati i nuovi reperti, né le impronte digitali a far scattare la svolta, ma un elemento molto più sottile e moderno: un flusso di comunicazione telefonica inspiegabile. Tutto ruota attorno a Andrea Sempio, il giovane all’epoca coinvolto indirettamente nelle indagini. Per quarantotto ore, la sua vita è diventata il bersaglio di una sequenza di contatti a dir poco anomala.
Un vero e proprio turbinio di squilli, concentrati in un lasso di tempo estremamente ristretto, che ha messo in allarme chi sta rileggendo i fatti. Il silenzio dall’altra parte del filo, l’attesa di una risposta, diventano il fulcro della nuova ricostruzione.I tabulati acquisiti dagli investigatori inquadrano quei momenti con una precisione chirurgica.

Nel giro di appena mezz’ora, il telefono fisso della Procura e il cellulare privato di una figura chiave hanno cercato l’uomo con insistenza, senza successo. Un tentativo disperato o un coordinamento preciso? La frenesia di quelle chiamate suggerisce che ci fosse una regia ben definita, uno scopo concreto.
C’è una domanda, in particolare, che risuona nei corridoi della giustizia: chi stava cercando Sempio con tanta urgenza, e cosa lo ha costretto a non rispondere immediatamente a un simile giro di contatti? E in queste ore sono spuntate delle foto di Sempio proprio dinanzi casa Poggi il giorno del delitto.