Il reddito di cittadinanza è una misura a sostegno del reddito introdotta nel 2019 per contrastare la povertà e favorire il reinserimento nel mondo del lavoro. Come noto era uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 stelle che, vinte le elezioni, mantenne la promessa di garantire un sostegno economico alle famiglie più indigenti.
Fino ad ora si può dire totalmente sfumato, invece, il proposito di associare al reddito un piano di reinserimento del disoccupato nel mondo del lavoro per mezzo delle discusse figure dei navigator. Questo tipo di misura, seppur già presente in tutta Europa, ha da subito fatto storcere il naso ad alcune forze politiche ostili a questa forma di assistenzialismo. Per questo ancora oggi combattono affinchè il rdc sia presto debellato: ecco come si stanno muovendo.
Le novità sul Rdc
La battaglia per eliminare il reddito di cittadinanza coinvolge trasversalmente buona parte della politica italiana. Di recente il partito di Renzi, Italia Viva, ha annunciato una raccolta firme che partirà da metà giugno, con lo scopo finale di lanciare un referendum per abolire definitivamente il sussidio.
Da alcuni esponenti di Forza Italia è partita invece una proposta ancora più drastica e immediata: cioè di sospendere il Reddito di Cittadinanza già dall’estate. Nonostante il leader del partito Silvio Berlusconi si sia espresso a favore del sussidio, per la senatrice Licia Ronzulli si tratta di una misura che ‘uccide la competizione’, perciò ha richiesto che almeno per la stagione estiva siano reintrodotti in alternativa i voucher.
In quel famoso governo ‘gialloverde’ che introdusse il Rdc c’erano ovviamente anche la Lega e Matteo Salvini, che oggi ritiene invece si tratti di uno strumento da riformare. Gli fa eco Giogia Meloni, tra le più ferventi sostenitrici della sua abolizione. A spendersi a spada tratta a favore di questo fondamentale sussidio è rimasto sostanzialmente solo il Movimento 5 Stelle, il cui pensiero è ben rappresentato da come Giuseppe Conte ha apostrofato chi critica il reddito: “Sono privilegiati della politica, che guadagnano 500 euro al giorno e che vogliono togliere 400 o 500 euro al mese a chi non ha di che sopravvivere”.