In queste settimane, come hanno potuto vedere gli italiani, vi è stato un aumento dei casi di Covid-19, il patogeno pandemico che ha sconvolto le nostre vite negli ultimi due anni. Al momento la situazione, nonostante il numero di infezioni a livello nazionale sia ancora elevato, pare essere sotto controllo e anzi, in queste ore i numeri pare stiano scendendo. La guardia però deve rimanere altissima. La situazione pare adesso invece critica lì dove pareva fosse tutto finito.
In Cina, infatti, diverse metropoli, inclusa Shangai, sono in lockdown totale a causa di un leggero aumento dei casi. Nonostante i numero qui siano davvero irrisori rispetto ai nostri, le autoritĂ hanno deciso di bloccare tutto in via precauzionale, e la situazione ha generato numerose tensioni tra i cittadini, reclusi ormai nelle loro abitazioni dal 23 marzo scorso. Da noi le cose vanno meglio, questo anche grazie ai vaccini, che hanno consentito di controllare la malattia ed evitare ricoveri e morti.
L’avviso dell’esperto
In queste ore un noto esperto italiano, Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale di Milano, è tornato a parlare circa la pandemia di Covid-19. Il sanitario ha avvisato innanzitutto che la pandemia non è ancora finita, e che bisogna quindi stare ancora molto attenti, seguendo le principali regole che abbiamo imparato in questi due anni.
L’emergere della variante Xe del Covid ci dimostra quanto questo patogeno, il Sars-CoV-2, sia davvero appunto imprevedibile. Pregliasco raccomanda di utilizzare la mascherina dove ve ne è bisogno, ovvero dove ci sono assembramenti e ad esempio nelle stesse strutture sanitarie o quando si sta a contatto con persone fragili.
E l’esperto ha lanciato anche un monito importante su come evitare eventuali infezioni: bisognerebbe evitare di indossare la cravatta. “Non la porto e c’è un motivo la cravatta raccoglie germi ed è vettore di possibili infezioni, in luoghi come gli ospedali in questo periodo non andrebbe usata. E poi la cravatta appartiene a uno stile vecchio, ormai superato” – queste le parole di Fabrizio Pregliasco intervistato a “Un giorno da pecora” su Rai Radio 1.