Di lui si sa poco o nulla, se non che era già noto agli antichi Egizi e Romani per le sue spiccate proprietà antinfiammatorie. Il suo gusto ricorda note di liquirizia, quel poco di affumicato e note di aceto balsamico, tanto che viene utilizzato anche in pasticceria.
L’aglio nero è ricco di polifenoli, sostanze che combattono i radicali liberi e prevengono malattie cardiache, migliora la forza fisica e riduce l’affaticamento, migliora il sistema immunitario e abbassa i livelli di colesterolo nel sangue. Molto diffuso nella cucina coreana, in seguito si è esteso in Thailandia, Stati Uniti e Spagna.
A far conoscere questo tipo di aglio è stato il Giappone, paese che non ama particolarmente il gusto e l’odore dell’aglio ma che ne apprezza le proprietà.
Il processo di fermentazione
A differenza di quanto si possa pensare, non è un tipo di aglio diverso da quello che tutti noi conosciamo; attraverso un particolare processo di fermentazione, l’aglio comune assume al suo interno un bel colore nero, una consistenza molto morbida tanto da poterlo spalmare, e oltretutto non lascia nell’alito l’odore pungente e sgradevole del suo simile.
L’aglio bianco non sbucciato viene lasciato in un luogo umido per 15 giorni; successivamente viene portato in un deposito a bassa temperatura per la maturazione che dura parecchie settimane. Questo significa che il risultato non dipende da additivi ma solo temperature e umidità.
Da pochissimo l’aglio nero è prodotto anche in Italia e più precisamente a Voghiera, in provincia di Ferrara. La località è diventata famosa proprio grazie alla produzione dell’aglio nero. Nel resto del paese è ancora un prodotto di nicchia che, però, si può trovare nei negozi di specialità enogastronomiche e in rete. L’unica nota dolente per ora il prezzo; l’aglio nero costa, infatti, dieci volte di più del normale aglio bianco.