Molto spesso, sentiamo parlare di malattie autoimmuni ovvero di patologie che colpiscono il sistema immunitario generando anticorpi “impazziti”, fra i quali uno dei più diffusi è il fattore reumatoide.
L’alterazione del sistema immunitario che è all’origine della risposta disfunzionale degli anticorpi può colpire qualsiasi organo o tessuto del corpo alterandone la funzione biologica.
Ciò che contraddistingue le malattie autoimmuni è l’impossibilità del sistema immunitario di arrestare la reazione infiammatoria o la produzione di anticorpi che protraendosi nel tempo arriveranno a danneggiare la parte colpita, a volte, in maniera irreparabile.
Ad esempio, l’artrite reumatoide e l’artrite reumatoide giovanile sono malattie autoimmuni che causano una produzione eccessiva di anticorpi che attaccano – per errore le cellule sane dei tessuti e delle ossa.
Nel caso delle malattie reumatiche, l’anticorpo colpevole è conosciuto come fattore reumatoide la cui presenza è indispensabile per la diagnosi delle stesse.
Cos’è il fattore reumatoide?
Noto anche con la sigla FR, si tratta di un anticorpo presente nel sangue di circa l’80% degli adulti con artrite reumatoide.
Il test del fattore reumatoide, infatti, viene utilizzato principalmente per la diagnosi di tale patologia sebbene a volte questo anticorpo può presentarsi anche nel sangue di individui sani o affetti da altre malattie autoimmuni differenti dall’artrite reumatoide.
E’ stato descritto, per la prima volta in relazione all’artrite reumatoide, dal norvegese Erik Waaler nel 1940. Per decenni, questo test è stato usato per diagnosticare solamente l’evolversi dell’artrite reumatoide.
Oggi, il test del fattore reumatoide positivo è in gran parte utilizzato come strumento di supporto alla diagnosi delle malattie autoimmuni reumatiche. Tuttavia, deve essere combinato ad altre indagini ed esami. Questo test è utilizzato anche per determinare la prognosi generale dell’artrite reumatoide negli adulti e nei bambini.
Tutti i sistemi immunitari contengono anticorpi sani che combattono le infezioni causate da batteri e virus. Talvolta, tuttavia, alcuni anticorpi impazziti, prodotti dal sistema immunitario, possono attaccare gli anticorpi sani. In altre parole, le difese dell’organismo si ritorcono contro l’organismo stesso.
Quando gli anticorpi cominciano ad attaccare l’organismo si innesca una risposta immunitaria immediata. Questa risposta immunitaria può trasformarsi in una malattia autoimmune che a sua volta può produrre una varietà di sintomi diversi e nei casi peggiori danneggiare gravemente l’organismo.
Il fattore reumatoide appartiene al gruppo degli anticorpi cattivi amministrati dal sistema immunitario. Se la risposta immunitaria si attiva, questi autoanticorpi attaccano il tessuto sano nel corpo traducendosi in una infinita serie di reazioni infiammatorie.
In genere, queste reazioni causano un’infiammazione al liquido sinoviale delle articolazioni cioè al liquido contenuto nelle cavità articolari col compito di lubrificare e nutrire gli apparati circostanti.
Quando il liquido sinoviale si infiamma, la cavità articolare e l’articolazione faticano a svolgere la loro funzione impedendo il movimento caratteristico o permettendolo con grande dolore, caratteristiche peculiari dell’artrite reumatoide.
I disturbi delle articolazioni che accompagnano questa patologia sembrano dovuti all’esplosione delle bolle d’aria che si formano nel liquido sinoviale. Oltre all’infiammazione, può anche causare altre reazioni come si osserva in alcune malattie autoimmuni, ad esempio, la sindrome di Sjogren o l’epatite C.
Cause del fattore reumatoide e Test di misurazione
Non si sa che cosa causi la presenza del fattore reumatoide nel sangue. Si suppone sia una combinazione di fattori genetici ed ambientali.
Alcune persone hanno livelli bassi di FR, insufficienti ad innescare una risposta autoimmune eppure sviluppano una qualche patologia reumatica mentre altri rivelano livelli alti nel sangue senza, tuttavia, soffrire di malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide.
Il test di misurazione consiste in un normalissimo prelievo di sangue che sarà soggetto ad un’analisi specifica per individuare la presenza dell’anticorpo in questione.
Se i risultati mostrano un certo livello di questo anticorpo, allora il test è detto essere positivo per il fattore reumatoide che non significa necessariamente che il paziente soffre di artrite reumatoide.
Al contrario, valori alti nel test del FR indicano che l’anticorpo può causare o è la causa dei sintomi infiammatori prodotti da una malattia autoimmune di vario genere.
Il fattore reumatoide può essere presente mesi o anni prima che si sviluppino i sintomi clinici dell’artrite reumatoide. In base al livello di sintomi mostrati dal paziente, i risultati di questo test possono accertare la presenza o meno della patologia stessa.
I risultati positivi del test in pazienti ai quali è stata clinicamente diagnosticata l’artrite reumatoide possono anche indicare un decorso maggiormente aggressivo della malattia autoimmune. Questo è possibile sia nei bambini sia nei pazienti adulti.
I pazienti che risultano negativi al FR ma ancora presentano sintomi e soddisfano altri criteri diagnostici non sono esenti da una diagnosi di artrite reumatoide.
Come interpretare i valori
In base alla diagnosi definitiva, la presenza di questo autoanticorpo nel sangue di un paziente può aiutare a determinare il tipo di trattamento da seguire come, ad esempio, l’assunzione di farmaci antireumatici e l’applicazione di impacchi analgesici come anche la prescrizione di esami ulteriori e più mirati.
Determinare una prognosi per i pazienti con artrite reumatoide è molto difficile. La malattia colpisce in modi e forme differenti. Una prognosi può dipendere in larga misura dal tipo di sintomi mostrati come anche dalla storia del paziente.
Sintomi extra-articolari come i noduli reumatoidi sono più probabili in pazienti che risultano positivi al test del fattore reumatoide. Altri sintomi aggressivi, anche se rari, sono più frequenti nei pazienti positivi, spesso a carico dei polmoni e del cuore.
Generalmente, i valori di riferimento del test variano da laboratorio a laboratorio. In linea di massima c’è un sospetto di malattia autoimmune nei pazienti con valori superiori ai 20mg/l. Ma è bene dire che alcuni centri d’analisi usano come riferimento minimo 40mg/l.
È bene sottolineare che esistono altre cause di livelli alti di questo autoanticorpo nel sangue. Il più comune è la Sindrome di Sjögren, un’altra malattia autoimmune che distrugge le ghiandole salivari e parotidi.
Il valore alto del FR si riscontra anche in caso di infezioni batteriche o micotiche, tubercolosi, mononucleosi, malattia di Lyme, sifilide, epatiti acute o croniche, Citomegalovirus, sarcoidosi, lupus eritematoso, crioglobulinemia e sclerodermia.
Esami ulteriori e malattie correlate
Per andare a fondo nella questione, il medico potrebbe richiedere la valutazione di altri marker specifici dell’infiammazione che si trovano nel sangue. I più importanti sono la VES e la PCR.
Ma può anche essere utile analizzare gli anticorpi antinucleo (ANA) utilizzati per la diagnosi delle malattie autoimmuni come la sindrome di Sjogren, la polimiosite e lo scleroderma.
C’è poi la possibilità, da poco tempo a questa parte, di verificare anche gli anticorpi anticitrullina (anti-CCP) che potrebbero confermare la diagnosi di artrite reumatoide.
Quando preoccuparsi?
In linea di massima, si può avere un quadro completo della diagnosi di artrite reumatoide se il fattore reumatoide è associato ad altri valori alterati. Oltre al prelievo del sangue è importante l’esame obiettivo della propria storia clinica, la consulenza medica e la prevenzione.
I valori degli esami del sangue sono certamente uno dei più importanti metodi diagnostici, tuttavia, è fondamentale fare riferimento alla sintomatologia tipica dell’artrite reumatoide.
Tra questa vi è una marcata riduzione della mobilità articolare, una sensazione di rigidità soprattutto nelle prime ore del giorno e una possibile tumefazione localizzata accompagnata da dolore.